Il pignoramento presso banca è una procedura che genera un vero e proprio esproprio forzato dei beni del debitore, e si verifica nel momento in cui fallisce ogni tentativo di mediazione.
Per comprenderne meglio il funzionamento (e come difendersi) è necessario capire bene prima cosa è un pignoramento e perché viene previsto.
Nei rapporti tra creditori e debitori che insistono su uno specifico bene sussiste un accordo che, come è ovvio che sia, preveda soddisfazione di ambo le parti in funzione della natura della propria posizione.
Con questo si intende dire che, per esempio, in un rapporto di prestito finanziario il debitore avrà soddisfazione sulla base della cessione di un importo pre-concordato:
Dall’altra parte la soddisfazione del creditore, cioè di colui che cede l’importo a titolo di prestito, sarà data sulla base della restituzione della somma ceduta più un importo di quota interesse pattuito in sede contrattuale.
Da un punto di vista giuridico non vi è alcuna differenza fra la quota capitale e quella di interessi.
In funzione della restituzione esse rappresentano un unicum che il debitore dovrà rendere nei tempi e nelle modalità previste dall’accordo (generalmente, secondo un piano rateale).
Seppur sulla carta la linearità del rapporto non lascerebbe presagire alcuna possibile anomalia o difformità, è altrettanto vero che all’atto pratico esistono numerose situazioni per le quali l’accordo potrebbe non evolversi in modo lineare, bensì generare anomalie e problematiche di varia natura.
La maggior parte di esse sono legate alla restituzione della somma o del bene ceduto in prestito.
Se tale restituzione non avviene, se il debitore si trova in difficoltà e non paga le rate, se insomma il rapporto ha una battuta d’arresto in questo senso, il creditore ha titolo di utilizzare tutti gli strumenti che legge gli mette a disposizione per cercare di rientrare del proprio credito.
Le azioni in questo senso sono molte, si va dalla concertazione al tentativo di conciliazione, alla mediazione stragiudiziale, sino alle vie legali.
Partiamo dal presupposto che un pignoramento è un atto esecutivo, e come tale dunque, se non viene contrastato, dà il via a una serie di procedimenti tesi a espropriare forzatamente beni mobili o immobili di un debitore, allo scopo di coprire l’ammanco in termini economici per il creditore.
Vale la pena specificare che tuttavia il pignoramento si riferisce esclusivamente al valore di scambio di beni ma non alla fruizione di beni.
Questo significa che l’atto è volto a coprire e tutelare il credito nella sua misura finanziaria, ma non consente al creditore di utilizzare materialmente i beni pignorati, i quali continueranno ad essere a disposizione del debitore.
Colui che è deputato a intimare il provvedimento è l’ufficiale giudiziario sulla base di una disposizione del Tribunale.
Tale azione, di fatto. inibisce il debitore dal distrarre i beni pignorati e trarne vantaggi economici che divergano dallo scopo per cui vengono pignorati, ossia la compensazione del debito con il creditore.
Ora che abbiamo fatto una panoramica sul tema, è giusto parlare espressamente del pignoramento presso banca.
Proprio le banche si avvalgono spesso di questo tipo di strumento, soprattutto a seguito del fallimento di eventuali step precedenti come:
La procedura di pignoramento bancario può riguardare tre tipologie di beni:
I beni immobiliari sono, come dice la parola, quelli riconducibili a immobili di proprietà, mentre i beni mobiliari sono per loro natura quelli di tipo mobile, come vetture o capitali.
I beni presso terzi, invece, sono beni o crediti appartenenti al debitore che tuttavia sono disponibili presso terzi, come il saldo di un conto corrente bancario.
Da un punto di vista formale il pignoramento bancario è un atto documentale di cui l’ufficiale giudiziario dà contezza al debitore, che lo recepisce assorbendone di fatto il contenuto.
A tal proposito: il contenuto di un pignoramento detta la procedura stessa e ciò che la riguarda.
Al suo interno vi è il credito sul quale viene mossa la procedura nonché l’elenco dei beni che verranno pignorati per coprire quel debito.
In caso di insolvenza con una banca, quindi, il pignoramento presso banca conterrà:
Nonostante i beni interessati al pignoramento siano stati precedentemente definiti dall’ufficiale giudiziario in tutto l’iter che porta all’esecuzione, è possibile che all’atto pratico tali beni non siano sufficienti a coprire l’ammanco delle somme dovute dal debitore alla banca.
In tal caso il debitore è obbligato a indicare all’ufficiale giudiziario l’elenco dei beni pignorabili ma non ancora pignorati in suo possesso.
Non solo, il debitore dovrà indicare anche i dettagli della reperibilità dei beni pignorabili, quindi dove essi si trovino, in quali condizioni etc.
Nell’eventualità in cui anche questo secondo elenco non fosse sufficiente a generare un credito tale da coprire l’ammanco necessario, l’ufficiale giudiziario avrà facoltà di richiedere al debitore le scritture contabili.
Ciò al fine di individuare eventuali ulteriori beni da pignorare.
Questa soluzione ovviamente è possibile soltanto nel caso in cui il debitore della banca sia un imprenditore commerciale.
Non dimentichiamo che tra le facoltà del Tribunale che stabilisce il pignoramento c’è anche quella di ricercare beni pignorabili al debitore attraverso canali telematici.
Questo significa che l’ufficiale giudiziario avrà la possibilità di consultare banche dati ove reperire informazioni sul debitore e sulle sue proprietà mobiliari o immobiliari, come enti previdenziali, pubbliche amministrazioni e quant’altro.
Risulta evidente che nei casi di pignoramento presso banca, tali verifiche rappresentino una strada ancora più diretta, per la natura telematica del rapporto.
Esistono diverse possibilità per evitare il pignoramento presso banca, la prima delle quali è ovviamente il saldo del debito residuo.
Tale operazione può avvenire in forma diretta, consegnando brevimano all’ufficiale giudiziario la somma dovuta.
Questo, purché essa sia comprensiva delle spese che si sono rese necessarie per l’esecuzione del pignoramento stesso, ma anche della sua istruzione e disposizione.
L’eventualità di cui sopra attiene alla sfera di beni finanziari, pur essendo possibile percorrere una strada simile anche in caso di beni materiali.
Se il pignoramento bancario riguarda cose, infatti, la somma che andrà consegnata all’ufficiale giudiziario dovrà essere maggiorata del 20%, sempre in aggiunta alla somma base più la componente di spese e costi aggiuntivi maturati nel procedimento.
È altresì possibile per il debitore sostituire i beni pignorati una volta che la procedura ha avuto esecuzione, semplicemente sostituendone il loro valore con un importo economico congruo.
In questo modo i beni verranno “sbloccati” e la pendenza azzerata o decrementata a una condizione che esclude l’atto esecutivo non più necessario.
Al di là di soluzioni definitive in questo senso esistono altre azioni possibili, le quali andranno valutate nel momento in cui si riceve l’atto di pignoramento bancario.
La prima cosa importante da fare in questi casi è contattare un esperto nella negoziazione bancaria, un perito bancario, un analista di conti correnti.
Si tratta di figure che hanno competenze specifiche in questo campo e che possono affiancare il debitore in un tentativo di accordo con l’istituto finanziario.
Questa mossa ha una triplice funzione.
Anzitutto quella più diretta, ossia provare a trovare un accordo conciliativo con la banca in modo da risolvere il contenzioso in tempi brevi e stragiudiziali, senza che sia necessaria la prosecuzione delle azioni di natura legale.
Chiaramente si tratta di una strada difficile da percorrere, che solo la competenza di un esperto in questo campo può rendere possibile.
In secondo luogo, questa azione consente al debitore di prendere tempo e valutare le mosse successive, confidando che temporaneamente non vi sia esecuzione del pignoramento e delle azioni successive.
Come terzo e ultimo luogo, permettere a un esperto di periziare un conto corrente o un accordo di mutuo/prestito che è oggetto del contendere consente anche di individuare:
Attraverso una perizia è possibile individuare anche eventuali criticità nel rapporto bancario.
Di conseguenza il giudice deciderà di interrompere l’espropriazione, per capire se l importo chiesto dalla banca é corretto o meno. Questo implica una dilatazione notevole dei tempi (spesso anni) dovendosi aprire un altro giudizio ex novo.
In ultima istanza, qualora fosse possibile aprire un tavolo di concertazione con la banca utilizzando uno degli strumenti sopra elencati, è probabile che gli scenari successivi siano di uno tra due tipi:
Vediamo brevemente questi accordi, che consentono di scongiurare il pignoramento presso banca.
Il saldo e stralcio è quella procedura che prevede la determinazione di una somma specifica cui far fronte a titolo di rimborso alla banca.
Questa sarà pagata tipicamente in tempi brevi e in un’unica soluzione, inferiore al debito complessivo.
La differenza tra la somma dovuta inizialmente e quella effettivamente versata sarà stralciata e cancellata alla luce di un accordo tra le parti.
In alternativa è possibile valutare insieme alla banca un piano di rientro rateale, che in media coprirà l’intero importo dovuto il quale dovrà essere versato in quote periodiche concordate e accettate dall’istituto finanziario.
Quando c’è il rischio di incorrere in pignoramento bancario, eseguire azioni correttive con tempestività è la strada migliore.
Come abbiamo visto poco fa, rivolgersi a professionisti in perizie bancarie può consentire di trovare un accordo con la banca o anche valutare se vi sono anomalie o problematiche che possono andare a nostro vantaggio.
In tal caso, affidarsi a professionisti come quelli dello Studio Cappuccio di Roma, è la soluzione migliore.
Se stai affrontando un caso di potenziale pignoramento bancario, affidati subito a noi e non perdere tempo!
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