I rapporti finanziari con gli istituti come le banche sono di fatto, a prescindere dalla natura dell’accordo, degli scambi economici finalizzati a un prestito con restituzione di una determinata somma.
Prescindendo dai rapporti di conto corrente e quindi di deposito, mediamente gli accordi con le banche ruotano tutti intorno a questo concetto.
Ciò significa che di fatto avremo sempre un credito scambiato fra due soggetti, talvolta a fronte di un bene sottostante (come per esempio un investimento immobiliare).
Tale procedura, oltre ad essere per certi versi ovvia, è sancita da una serie di norme del codice civile che ne determinano modalità e specifiche basate sulle diverse variabili dell’accordo.
Non è raro infatti che al momento della restituzione delle somme, o nel corso del rapporto di saldo del debito, la parte debitrice possa incorrere in inadempienze che rendono necessario attuare tutte quelle misure di tutela del prestito, per garantirne la sua restituzione.
Per questa ragione nel diritto italiano è stato previsto lo strumento del pegno, una forma molto particolare di vincolo (spesso utilizzato proprio nel ramo immobiliare sopracitato) che protegge l’investimento della parte creditrice a fronte di una mancata restituzione delle somme dovute.
Nonostante nell’immaginario collettivo il concetto di “pegno” sia univoco, nella realtà si distinguono due tipologie: il pegno regolare e il pegno irregolare.
Il pegno regolare è di fatto una forma di garanzia reale su un credito esistente.
Per garanzia reale intendiamo, per esempio, un documento o un immobile fornita dal debitore al creditore, oppure a una figura terza che si occupa di tutelare gli interessi del rapporto (e quindi l’investimento del creditore).
Il pegno in questo caso si realizza quindi attraverso la consegna dell’oggetto di garanzia dal debitore al creditore, che ne acquisisce dunque piena disponibilità in luogo di una mancata adempienza economica precedentemente concordata.
Tale pegno andrà ovviamente legato a un accordo scritto, che tra le altre cose stabilisce il privilegio di prelazione del creditore che, di fatto, avrà diritto a disporre del pegno in via prioritaria rispetto ad altri eventuali attori. Tale prelazione si espleta solo e soltanto se il pegno è stato vincolato da un atto scritto che ne determina date e scadenze.
Il pegno irregolare è tecnicamente diverso poiché è diversa la misura e la tipologia di beni messi a oggetto di garanzia, in rapporto all’eventuale insolvenza occorsa.
In altre parole, si potrebbe verificare la situazione per la quale la banca si trovi a disporre, oltre che di immobili vincolati a pegno, anche di somme, merci o titoli definiti quali garanzia di un prestito o di un investimento.
Questo significa che, in caso di riscatto del pegno, andrà verificato l’ammontare dei beni messi a garanzia per valutare quali di essi andranno restituiti poiché eccedenti rispetto alla somma dovuta.
Il calcolo dell’eccedenza è basato sulla misura del valore dei beni e dei titoli al momento della scadenza dell’accordo.
Avendo intrinseca una caratteristica di proprietà diretta, la formula del pegno irregolare differisce da quella di pegno regolare per la modalità di accesso e disposizione delle somme da parte della banca.
Nel regolare infatti è necessario attendere il fallimento del debitore mentre nell’irregolare è possibile disporre direttamente delle somme messe a garanzia dell’investimento.
Le diversità tra i due strumenti dunque non si fermano soltanto alla natura dei beni messi a garanzia, ma anche dalla tipologia di utilizzo che la banca può disporre di essi, dal momento che nel pegno irregolare essa vanta non solo il possesso, ma anche la proprietà dei beni stessi in esame (cui dovrà, come detto, stornare soltanto le eccedenze).
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