Derivati nelle aziende di costruzioni: come è possibile difendersi

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Derivati nelle aziende di costruzioni: come è possibile difendersi

Una doverosa premessa sui contratti derivati

I contratti derivati sono strumenti finanziari, il cui valore è soggetto all’oscillazione di un valore ulteriore, derivante da una o più variabili sottostanti.

Proprio per il fatto di veder dipendere il loro valore da quello di altri strumenti finanziari, rappresentano dei prodotti di investimento particolarmente rischiosi.

Ad esempio, molti di voi conosceranno le cosiddette “obbligazioni plain vanilla“; dovete sapere che queste sono tra gli strumenti derivati più diffusi e utilizzati in Italia, distribuiti nella forma di titoli da banche, enti pubblici, società quotate italiane ed estere.

Al tempo stesso abbiamo avuto modo di approfondire come, purtroppo, esse non siano esenti da rischi, anche molto rilevanti.

Particolarmente rischiosi, tra i contratti derivati, sono anche i cosiddetti IRS, ossia Interest Rate Swap, strumenti che devono essere utilizzati con estrema oculatezza.

Ecco perché, prima ancora di arrivare alla loro stipula, sarebbe opportuno che la banca sottoscrivente, effettuasse delle considerazioni preliminari con il cliente.

In particolar modo, sarebbe necessario valutare se il sottoscrittore:

  • possiede una reale conoscenza e comprensione dello strumento che sottoscrive;
  • ha avuto altre esperienze con i contratti derivati;
  • possiede una propensione al rischio consona alla sottoscrizione di tale tipologia di contratto.

Finalità associata alla negoziazione di derivati finanziari

Ma perché vengono sottoscritti i derivati finanziari? Le finalità da considerare sono due:

  • speculazione;
  • copertura dei rischi.

Speculazione

Nel primo caso, sia chi acquista sia chi vende il titolo finanziario derivato, scommette sul verificarsi del cosiddetto effetto leva.

In pratica, ci riferiamo al fatto che l’investimento, a un certo punto, potrebbe arrivare a generare profitti particolarmente positivi (ma con la consapevolezza che potrebbe accadere l’esatto contrario, ossia il verificarsi di perdite ingenti).

In pratica, stiamo facendo una scommessa bella e buona, che se vinta può consentire di trarre guadagni importanti, ma se persa può far si che:

  • il valore di mercato del bene su cui si è investito diminuisca notevolmente;
  • ci si ritrovi a dover versare un importo anche molto superiore rispetto al capitale iniziale investito, per colpa degli effetti negativi della leva finanziaria;
  • si vada incontro a un indebitamento tale da incorrere nel rischio di fallimento.

Copertura dei rischi

Nel secondo caso, la finalità della banca che propone il derivato non sarebbe quella di lucrare, bensì di assicurare e proteggere l’imprenditore da fluttuazioni indesiderate di un altro strumento finanziario (come ad esempio i tassi di interesse).

La grossa problematica di questi contratti è che vengono volutamente spinti dalle banche come forma di polizza assicurativa, per proteggersi dall’oscillazione dei tassi su indebitamenti già esistenti.

Alla fine, tali tipi di contratti vanno esclusivamente a favorire le banche:

  • per effetto dell’andamento dei tassi, che influiscono negativamente sul livello di indebitamento nei confronti della banca;
  • per i meccanismi finanziari alla base di tutto questo, spesso incomprensibili ai più e con algoritmi di tutela delle fluttuazioni che proteggono solo le banche e sommano ai debiti che si voleva assicurare e proteggere, ulteriori oneri che appesantiscono i conti delle imprese sottoscriventi.

Ciò nonostante, l’uso dei derivati pare essere molto comune nei grandi progetti di investimento, in particolar modo nelle aziende di costruzioni.

Un caso che sta facendo realmente scuola, nelle ultime settimane, è quello relativo alla ditta Cimolai, azienda italiana specializzata nella progettazione, costruzione e posa in opera di strutture metalliche.

Vediamo brevemente cosa è successo e quali sono i rischi cui va incontro questa azienda di costruzioni.

Il caso Cimolai e la sottoscrizione di derivati speculativi

In estrema sintesi, il fatto è il seguente.

Il responsabile amministrativo e finanziario della società Cimolai (congiuntamente a un diretto collaboratore dello stesso), è stato accusato di aver posto in essere in alcune operazioni relative a contratti aventi a oggetto strumenti derivati su cambi, in modo del tutto occulto e senza alcuna autorizzazione del consiglio di amministrazione”.

Nella domanda di concordato presentata al Tribunale di Trieste si afferma, tra le altre cose, come tali operazioni siano state poste in essere dai predetti soggetti in assenza totale di procura, per quanto riguarda il collaboratore, o eccedendone i limiti, per quanto riguarda il responsabile amministrativo e finanziario, in quanto con facoltà di poter cooperare esclusivamente con istituti di credito.

Gli effetti economici e finanziari di tale attività di sottoscrizione derivati sono stati a dir poco devastanti.

Attualmente, i conti della ditta Cimolai presentano un’esposizione con le banche pari a circa 400 milioni di euro.

Ma come si è arrivati a generare un tale livello di indebitamento?

Numerose ditte di costruzione, in particolare quelle che lavorano molto all’estero e gestiscono pagamenti in valute estere ricorrono ai derivati, ma senza ritrovarsi in situazioni simili.

Nel caso della ditta Cimolai si tratta di derivati che servivano per coprire le attività estere dell’azienda, dal rischio che l’euro salisse in misura eccessiva, arrivando ad erodere i margini di guadagno.

Il grosso problema deriva dal fatto che sono stati sottoscritti derivati con oltre 20 istituti finanziari, alcuni particolarmente aggressivi, al limite della speculazione, che prevedevano un rapporto euro/dollaro nettamente sbilanciato a favore della moneta unica europea.

Come tutti sappiamo, negli ultimi mesi non solo non vi è stato un rincaro dell’euro, ma si è tornati a un rapporto con il dollaro pressoché di parità, come non si vedeva da almeno 20 anni.

Di conseguenza, la struttura speculativa di questi derivati, dall’essere una forma di tutela, si è trasformata in un vero e proprio boomerang.

La problematica non starebbe nemmeno nel livello di esposizione, che al momento resta del tutto teorico e si concretizza solo quando vengono chiusi i derivati.

Il grosso problema sta nel cosiddetto “margin call“ e nelle eventuali richieste di reintegro delle garanzie da parte delle banche.

Margin call e richiesta di reintegrare le garanzie

Per margin call, altro non intendiamo che “richiesta di integrazione”, uno strumento che le banche adottano per “minimizzare il rischio che un investitore risulti insolvente a fronte di una variazione per lui negativa del valore della posizione assunta”.

La grossa problematica dei derivati sta qui: ditta e banca versano delle garanzie a seconda delle oscillazioni di prezzo del derivato, un po’ come accade con la classica caparra nel contratto di affitto.

Poiché i prezzi dei derivati sono andati in rosso, causa rialzo sensibile del dollaro nei confronti dell’euro, le banche hanno iniziato a chiedere a Cimolai un reintegro di queste garanzie.

Alcune voci non confermate parlano di possibili minacce di “failure to pay”, nel caso di mancata integrazione, che porterebbe le banche a optare per la chiusura dei derivati e alla restituzione dei debiti (al momento pari a 400 milioni).

Che tipo di difesa ha ideato la ditta Cimolai

Cimolai, per cercare di porre rimedio alla situazione, ha:

  • prontamente licenziato i soggetti sottoscrittori di questi contratti, senza apparente procura;
  • programmato un aumento di capitale, la cui definizione avverrà solo dopo l’esame dell’intero portafoglio di strumenti finanziari, e in seguito ad eventuali azioni di rinegoziazione o impugnazione di questi contratti.

La possibilità che si arrivi a una contestazione di tali contratti, sta nel fatto che:

  • alcuni di questi derivati, sono stati emessi all’insaputa del presidente e degli organi sociali;
  • vi è assenza di potere di firma nei soggetti che li hanno sottoscritti.

Inoltre, si afferma come molti di questi derivati siano puramente speculativi.

In particolare, si contesta:

  • l’esistenza di costi “impliciti” inseriti dalle banche all’interno della struttura di questi contratti;
  • l’assenza di una vera informativa volta a mettere in guardia sulle caratteristiche ed eventuali rischi presenti in queste operazioni.

Questo episodio spiacevole, apre una riflessione importante sulla natura di numerosi titoli derivati, spesso sottoscritti da aziende di costruzioni senza avere la minima conoscenza dei potenziali rischi che si possono correre.

Ma cosa fare, per evitare il rischio di incorrere in perdite finanziarie, anche pesantissime, come nel caso di Cimolai?

Impugnare un contratto derivato è possibile: ecco perché

Ci rivolgiamo adesso alle ditte di costruzioni, che hanno sottoscritto contratti derivati senza avere una reale conoscenza sulla natura di tali strumenti.

Qualora si presentassero situazioni simili a quella del caso Cimolai (escludendo il caso di soggetti che hanno sottoscritto senza avere potere di firma) è possibile far eseguire una perizia atta a ottenere l’impugnazione di questi contratti.

Quali sono le possibili motivazioni alla base di questa opportunità di impugnazione?

In primis, si può verificare se esiste un caso di conflitto di interessi, ossia se la banca risulta essere controparte, sia nel derivato sottoscritto dal cliente, sia nel contratto di finanziamento (anch’esso sottoscritto dal cliente).

Non dimentichiamoci la verifica dell’eventuale presenza di commissioni occulte, presenti all’interno di questo contratto ma volutamente celate dalla banca.

Gran parte dei derivati possono essere impugnati anche a causa della loro natura fortemente speculativa, non considerata da parte del sottoscrittore.

In parole povere, vi sono casi in cui le ditte di costruzioni hanno stipulato questi contratti credendo che si trattasse di polizze assicurative a protezione delle oscillazioni dei tassi di interesse per ritrovarsi, successivamente, con contratti altamente speculativi, sulla cui natura la banca si è disinteressata di fornire una corretta informazione.

Come abbiamo detto in partenza, il compito di una banca, prima ancora di far sottoscrivere questi derivati, dovrebbe essere quello di valutare il livello di propensione al rischio e la reale conoscenza del cliente in materia.

Purtroppo, spesso accade che la banca non abbia alcun interesse a verificare tali aspetti preliminari, puntando all’esclusiva sottoscrizione del derivato, con conseguenze che possono essere, in certi casi, deleterie per il bilancio della ditta.

Possono esserci anche difformità in termini di validità del contratto derivato sottoscritto, nella fattispecie:

  • si può dimostrare che il funzionario che ha fatto sottoscrivere questo contratto non aveva una reale qualifica professionale per poterlo fare realmente;
  • è possibile verificare la presenza di vizi di forma, come il mancato rispetto della forma scritta, prevista per legge.

Vi è, inoltre, la possibilità di dimostrare la mancata consegna dell’Accordo Quadro (un accordo tra una o più stazioni appaltanti e uno o più operatori economici in cui si definiscono le condizioni generali di un determinato contratto di appalto).

Analisi derivati per aziende di costruzione, ma non solo!

Ecco che, in casi come questi, è opportuno avvalersi del contributo professionale di realtà come lo Studio Cappuccio di Roma.

La nostra esperienza in materia di analisi dei contratti derivati, consente di aiutare le aziende di costruzione, che ritengono di essere vittime di comportamenti illegittimi da parte della banca in sede di sottoscrizione, ma non solo.

La nostra opera di analisi ha consentito, ad oggi, di aiutare anche altre realtà, come ad esempio:

  • agenzie di viaggio;
  • ristoranti;
  • imprenditori edili;
  • immobiliaristi;
  • imprenditori nautici;
  • armatori.

Come abbiamo visto, i derivati possono presentare criticità anche importanti.

Se i soggetti che sottoscrivono sono inconsapevoli di questi rischi, e per una ragione o per l’altra vengono anche taciuti dalla banca, possono andare incontro a problematiche economiche davvero rilevanti.

Non dimentichiamo, inoltre, dei potenziali costi occulti, spesso non riportati sul contratto, e che si rischia di ritrovarsi a dover pagare, senza che ne fossimo a conoscenza.

Ecco perché, se avete sottoscritto questi titoli derivati, è importante valutarli nel dettaglio e vedere se vi è la possibilità di contestarli.

In materia, ci sono alcune interessanti sentenze dove è stato possibile affermare la nullità del contratto derivato stipulato, come, ad esempio, quella della Corte d’Appello di Milano del 13/4/2022 o del Tribunale di Venezia del 13/4/2022.

Cosa può fare lo Studio Cappuccio per aiutarti?

Studieremo nel dettaglio il contratto derivato, redigendo un’analisi tecnica approfondita.

Al suo interno metteremo in luce ogni genere di criticità, valutando in seguito quali sono i passaggi più opportuni da compiere.

Il Dott. Giuseppe Cappuccio è uno dei maggiori esperti in materia di analisi dei contratti derivati.

Di seguito potete vedere due video-lezioni realizzate per l’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili (rivolte, in particolar modo, alla commissione NPL – Non performing loans).

L’impugnazione di questi derivati, qualora andasse a buon fine, potrebbe consentirvi di:

  • ottenere la restituzione di tutti i differenziali pagati ingiustamente alla banca;
  • ottenere l’azzeramento del “mark to market”, ossia il valore attualizzato dei flussi finanziari futuri a cui può andare incontro la ditta.

Per approfondire maggiormente la tematica, vi invitiamo a leggere quelli che, a nostro modo di vedere, sono i 5 migliori libri sui derivati, attualmente in commercio.

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