Fra le problematiche che possono incorrere nella vita di un imprenditore o di un’imprenditrice c’è ovviamente tutta la sfera legata ai dissesti finanziari, agli eventuali debiti accumulati e, dunque, a tutto ciò che ne consegue a livello economico, professionale e chiaramente legale.
In questo scenario si possono configurare precisi reati ascrivibili al titolare responsabile ai danni delle figure con cui interagisce commercialmente, e fra di essi quello più difficile da dirimere e forse più grave è il reato di bancarotta fraudolenta.
Facendo un passo indietro è importante scindere due tipi di reato: quello di bancarotta e quello di bancarotta fraudolenta. Al contrario di quanto pensino molti non addetti ai lavori, infatti, non sono la stessa cosa, seppur siano accomunati dallo stesso principio. Tale principio è quello di creare un danno ai creditori o più in generale agire non nel loro interesse.
In questo senso sopraggiunge la distinzione fra appunto la bancarotta, che rappresenta un reato “lieve” e la seconda, che sottintende un dolo ben preciso e che rientrando nel codice penale viene punito molto più severamente.
Il concetto su cui si basa la bancarotta fraudolenta è quindi quello della gestione dei crediti. Una figura, il creditore, cede delle somme al titolare dell’azienda che le utilizzerà al fine di creare un vantaggio economico al creditore stesso attraverso il prosperare della sua impresa.
Ogni sua azione, con i capitali avuti in gestione, sarà finalizzata a quello. Legalmente parlando tali capitali appartengono a tutti gli effetti all’imprenditore e dunque può decidere di adoperarli attraverso una o più azioni finanziarie che ritiene profittevoli, a sua totale e insindacabile discrezione.
Ovviamente tale libertà mantiene il vincolo dell’interesse del creditore, proprietario economico dell’investimento, che rappresenta la figura cui è legalmente necessario restituire una rendita nei modi e nei tempi previsti dall’accordo tra le parti.
Quando i capitali o i beni forniti dal creditore vengono invece distratti, utilizzati per fini personali, per esigenze personali anziché commerciali, creando deliberatamente un danno ai creditori, allora interviene il reato di bancarotta fraudolenta.
All’interno del macro reato di bancarotta fraudolenta è possibile distinguere alcune sotto categorie che a loro volta prevedono pene specifiche, e che soprattutto sono caratterizzate da elementi distintivi l’una dall’altra che definiscono il ruolo e i comportamenti dell’imprenditore nei confronti dei creditori.
Bancarotta documentale – Nell’ambito del reato si configura il delitto di bancarotta documentale nella misura in cui vengono distratti, persi, resi non reperibili i libri contabili che sarebbero in grado di testimoniare la destinazione delle somme e il loro utilizzo. Concettualmente tale evento avvalora e definisce il reato di bancarotta.
Bancarotta per distrazione – Si tratta del classico esempio di bancarotta generata da una ripetuta e sciente distrazione di beni, nella loro parzialità o totalità. Tale distrazione può avvenire in molti modi, dall’occultamento alla spendita per esigenze personali anziché imprenditoriali, dalla creazione di passività inesistenti all’utilizzo dei beni dei creditori per spese e investimenti di conclamata imprudenza e il cui successo sia principalmente addebitabile alla sorte.
Bancarotta preferenziale – In questo caso parliamo di una tipologia di reato nel quale, sulla base dei crediti disponibili, venga favorito un singolo creditore a danno di tutti gli altri. Ciò prefigura chiaramente un potenziale di indagine legato a eventuali complicità e accordi laterali che avvalorano la tesi e inaspriscono il reato commesso.
La bancarotta fraudolenta, a differenza da quella semplice che è disciplinata da sanzioni che vanno dai sei mesi ai due anni di reclusione, può arrivare anche a dieci anni in funzione delle aggravanti che insistono sulle azioni dell’imprenditore.
Ovviamente, al pari delle aggravanti, possono esserci delle attenuanti in grado di limitare la pena oppure evitare la reclusione, soprattutto in base alla misura del dolo e della consapevolezza dell’imprenditore al momento dei fatti.
In questo senso sarà fondamentale la figura di un esperto in consulenze bancarie che, nel corso delle fasi pre-processuali e processuali, sarà chiamato ad analizzare i movimenti dell’azienda per ricostruire con esattezza i fatti, le entrate e le uscite, i trasferimenti di capitali ad opera di chi amministra la società e che detiene dunque la responsabilità legale degli investimenti dei creditori. Tali elementi costituiranno prova in sede di giudizio.